La scoperta del precariato femminile nella ricerca

In questi giorni i giornali non fanno altro che sottolineare che i gruppi di ricerca impegnati nello studio del coronavirus SARS-CoV-2 sono composti in gran parte da donne con contratti da precarie.

Ovviamente, quando si tratta di intervistare autorevoli esponenti del mondo della ricerca, la dimensione di genere è bellamente ignorata (con la sola eccezione di Ilaria Capua).

Citando e correggendo Dario Di Vico di oggi sul Corriere, “è seccante, quindi, che i giornalisti scoprano e illuminino queste realtà solo a valle di una straordinaria performance dei team Spallanzani o Sacco e ne sottovalutino invece la loro preziosa normalità.”