Giorgio Parisi: una storia da raccontare

https://www.corriere.it/cronache/21_ottobre_06/giorgio-parisi-nobel-scappato-683d6e8e-2694-11ec-80e1-1715b255e4f7.shtml

La storia di come Giorgio Parisi “non” vinse il Nobile è non solo “gustosa” ma anche illuminante, e merita di essere raccontata.

Tra i vari interventi usciti a seguito del Nobel per la fisica assegnato a Giorgio Parisi, assieme a Klaus Hasselmann e Syukuro Manabe, vorrei ricordare questo scritto dello stesso Parisi apparso oggi sul Corriere e intitolato Giorgio Parisi: «Così mi sono fatto scappare da sotto il naso un premio Nobel all’età di 25 anni».

Non sono mai riuscito a capire se farsi scappare da sotto il naso un premio Nobel all’età di venticinque anni sia qualcosa da raccontare con orgoglio o piuttosto uno di quei segreti un po’ vergognosi che sarebbe meglio dimenticare. Io propendo per la seconda ipotesi, ma dato che la storia è gustosa, la scrivo lo stesso.

Giorgio Parisi

Il racconto (una anticipazione di un libro che uscirà presso Rizzoli) è interessante per due motivi.

Il primo è esemplare per la chiarezza con cui espone un quesito teorico e come affrontarlo. Sarebbe bello se tutte le proposte di progetti di ricerca avessero questa struttura logica nel presentare il problema e l’approccio adottato. Domande chiare, ipotesi al vaglio ben definite e analisi delle conseguenze di ciascuno dei corni del dilemma. Si tratta di un testo scritto a posteriori e quindi Parisi è facilitato nell’esporre la questione. Vale comunque la pena di tenerlo presente quando si prepara una proposta di progetto.

Il secondo aspetto esemplare è il ruolo che ha giocato il bias della conferma (confirmation bias), ossia l’essere così affezionati ad un’idea da farsi traviare da questa. Nella storia raccontata da Parisi è chiaro che questo è avvenuto ben due volte ed è riuscito a influenzare anche altre persone con lui. La prima volta è quando racconta delle riflessioni fatte in vasca da bagno. “Ma il risultato positivo mi piaceva, non controllai il conto e rimasi con la convinzione errata”.

La seconda volta avviene quando discute con un altro fisico, Gerard ‘t Hooft. In quegli anni Parisi la posizione scelta gli fa sottovalutare la teoria di Gell-Mann perché va nella direzione contraria. “Io avevo puntato sull’ipotesi contraria, che i quark continuassero a interagire anche ad alte energie, e molto presuntuosamente classificai il risultato di Gell-Mann come ingenuo. Lo misi nel dimenticatoio.”

Penso che la storia di Giorgio Parisi valesse la pena di essere raccontata, e non solo perché è “gustosa” come dice lui. È una storia invece illuminante.