Glasgow, 4-7 novembre: Assemblea di IETM

IETM -network internazionale per le arti performative internazionali – organizza a Glasgow (in Gran Bretagna) dal 4 al 7 novembre la prossima assemblea plenaria. Il programma è molto ricco, così come l’attività svolta da questa organizzazione.

IETM - Glasgow,4-7 novembre 2010

IETM -network internazionale per le arti performative internazionali – organizza a Glasgow (in Gran Bretagna) dal 4 al 7 novembre la prossima assemblea plenaria. Il programma è molto ricco, così come l’attività svolta da questa organizzazione.

Credo sia invece importante sottolineare l’importanza di eventi come questi per tutti coloro che si occupano o sono interessati a progetti di cooperazione internazionale in ambito culturale.

La difficile ricerca dei partner

Il programma principale che la maggior parte delle organizzazioni si trovano a dover affrontare è quello della ricerca dei partner. Spesso l’idea è già sviluppata e forte in sé, le capacità progettuali sono presenti (o possono anche essere acquisite, sia attraverso la formazione sia attraverso la consulenza), le fonti di finanziamento sono molteplici… mancano solo i partners.

In base all’esperienza, una ricerca partner può seguire diverse vie: attraverso la consultazione di database e motori di ricerca sul web, attraverso l’analisi dei progetti già finanziati e delle organizzazioni coinvolte, o anche semplicemente consultando Google e gli altri motori di ricerca. Eppure, i risultati in questi casi sono sempre piuttosto deludenti:

  1. arrivano proposte da organismi che nulla hanno a che fare con la nostra idea di progetto (in primis le agguerrite agenzie di consulenza tuttofare), oppure non arrivano affatto risposte;

  2. i partners così individuati non condividono con noi l’idea progettuale e quindi si sentono poco impegnati nella fase di progettazione e predisposizione della domanda di contributo;

  3. oppure, in fase di realizzazione, dimostrano di non aver le caratteristiche e le competenze inizialmente vantate.

In breve, la ricerca un po’ anonima e astratta fatta attraverso questi metodi non dà i risultati sperati.

L’unica vera strada è quella di rovesciare la prospettiva: non più ideare e realizzare un progetto internazionale per aprirsi all’estero, bensì aprirsi al mondo per poi avviare nuove collaborazioni progettuali.

I vantaggi

Partecipare a convegni e conferenze internazionali, iscriversi a network e organizzazioni ombrello (e partecipare alle loro assemblee), essere più presenti alle vetrine e ai festival internazionali è il modo più idoneo per conoscere potenziali partners.

Generalmente tali contesti internazionali offrono molti vantaggi, tutti utili per chi vuole avviare un progetto di cooperazione culturale di livello internazionale:

  1. conoscere nuove organizzazioni personalmente, attraverso le figure chiavi (direttori artistici, manager)

  2. conoscere le loro attività e i loro progetti futuri, cui eventualmente proporre di aderire per un futuro progetto;

  3. presentare loro idee di progetto (nei momenti “liberi” del programma) da costruire assieme;

  4. informarsi e ispirarsi su ciò che accade oggi e domani in Europa e nel mondo, per dare ai nostri progetti una dimensione più aperta e aggiornata;

  5. raccogliere informazioni sulle politiche a favore della cultura nei diversi Paesi e in Unione Europea (con anticipazioni, analisi dettagliate e dati freschi).

Ne vale la pena

Immagino già l’obiezione che viene mossa da molti. Questi organismi internazionali in realtà servono a poco, non forniscono servizi di qualità e le assemblee risultano “tempo perso”. Inoltre, rappresentano un costo. sia per l’iscrizione al network, sia per la partecipazione (volo, hotel, mancata produttività).

In realtà tali organismi funzionano solo se chiediamo loro di funzionare e pretendiamo il servizio promesso – nella peggiore delle ipotesi, è sempre possibile cambiare “club”. In particolare, le assemblee hanno un significato se la partecipazione e larga e di qualità, compresa la nostra presenza. Per quanto riguarda i costi, siamo veramente sicuri che un paio di migliaia di euro siano in questo caso un costo e non un investimento?