Brexit: to be continued…

Finalmente è arrivato il giorno della Brexit. Oggi il Regno Unito e l’Unione europea si lasciano sulla base di un accordo. Ma la storia non è ancora finita.

Finalmente è arrivato il giorno della Brexit. Dopo un percorso accidentato, il Regno Unito e l’Unione europea si lasciano sulla base di un accordo. Una buona notizia, se si pensa ai momenti più “drammatici” in cui una uscita senza accordo sembrava l’unica via rimasta. Ma la storia non è ancora finita.

Un percorso molto lungo

Il percorso che porta alla Brexit è molto lungo, ma se volete rivedere le puntate precedenti potete consultare la timeline sul sito del Consiglio.

L’accordo (qui il testo ufficiale e qui un approfondimento della Commissione europea) è stato raggiunto da Boris Johnson (premier del Regno Unito) e Michel Barnier (negoziatore per la UE) il 17 ottobre 2019. Boris Johnson ha poi chiesto una prorogata (il 19/10/2019), che stata concessa dal Consiglio (il 29/10/2019). Il 24 gennaio la Commissione europea vota l’accordo e lo stesso fa il parlamento britannico il 22 gennaio. Infine, il 29 gennaio il Parlamento europeo vota l’accordo.

Il 31 gennaio 2020 a mezzanotte a Bruxelles (alle 23 a Londra) il Regno Unito esce dall’Unione europea. Ma in realtà la Brexit non è ancora terminata.

Una fase di transizione

Dal 1° febbraio si entra in una fase di transizione che durerà fino al 31 dicembre 2020, in cui il Regno Unito – che è ufficialmente un paese terzo ossia non aderente all’Unione europea – sarà trattato come se fosse uno stato membro, a parte per la partecipazione alle istituzioni comunitarie.

the EU will treat the United Kingdom as if it were a Member State

Lo prevede espressamente anche il trattato (Articolo 127): durante il periodo di transizione, ogni volta che si parlerà di Stati membri si intenderà con questi anche il Regno Unito .

Questo periodo di transizione potrà essere esteso una sola volta per uno o due anni a condizione che la decisione sia presa entro luglio 2020.

È evidente che il tira-e-molla di questi ultimi anni (con la data della Brexit rimandata più volte) ha insegnato che i “penultimatum” servono a ben poco.

Cosa accadrà fino alla fine del 2020

In base all’accordo, il Regno Unito continuerà a contribuire al bilancio 2014-2020, così come era stato approvato. Ciò comporta che tutti gli enti e le persone britanniche continueranno a poter accedere ai finanziamenti previsto dai programmi comunitari 2014-2020.

All EU projects and programmes under the current Multiannual Financial Framework (2014-2020) will be financed as foreseen. This provides certainty to all beneficiaries of EU programmes, including UK beneficiaries, who will continue to benefit from EU programmes until their closure, but not from financial instruments approved after withdrawal. 

Gli articoli 137 e 138 prevedono che il Regno Unito possa partecipare ai programmi di finanziamento che rientrano nel quadro finanziario pluriennale 2014-2020 sulla base del diritto dell’Unione europea e che per tali progetti e i programmi continuino il diritto dell’Unione continui a valere anche dopo il periodo di transizione fino alla loro conclusione.

Ciò significa che un ente britannico potrà partecipare ad un bando per tutto il 2020 e che, se finanziato, potrà continuare a ricevere il finanziamento fino alla conclusione del progetto, come conferma anche il sito dello UK Research and Innovation.

E dal 2021?

A partire dal 2021, a prescindere dalla eventuale estensione del periodo di transizione, il Regno Unito sarà comunque considerato “paese terzo” per i programmi UE 2021-2027, in base dell’articolo 132.

Da un punto di vista politico, Regno Unito e Unione europea hanno concordato di proseguire la collaborazione anche dopo il 2020.

Noting the intended breadth and depth of the future relationship and the close bond between their citizens, the Parties will establish general principles, terms and conditions for the United Kingdom’s participation in Union programmes, subject to the conditions set out in the corresponding Union instruments, in areas such as science and innovation, youth, culture and education, overseas development and external action, defence capabilities, civil protection and space. These should include a fair and appropriate financial contribution, provisions allowing for sound financial management by both Parties, fair treatment of participants, and management and consultation appropriate to the nature of the cooperation between the Parties.

Nonostante tutti vogliano che la cooperazione tra Regno Unito e Unione europea continui, soprattutto in alcuni settori strategici come la ricerca, le cose sono più complesse.

Per capire quale aria si respira in Regno unito su questo punto, rimando a due articoli: Brexit is happening: what does it mean for science? comparso su Nature e After Brexit, U.K. scientists face a long road to mend ties with Europe su Science.

Se volete invece capire cosa se ne pensa a Bruxelles, date un’occhiata a queste slide della Commissione in cui si analizza il ruolo del Regno come paese terzo nei prossimi programmi.