La difficoltà di pianificare nelle discipline umanistiche

Pensieri in libertà su application form, discipline umanistiche e formulari

Scrivere una proposta di progetto è difficile per tutti, ma per alcuni è più difficile che per altri. Mi riferiscono ad alcune discipline umanistiche, come la filosofia o la storia della letteratura.

In questi casi non si tratta solo di capire cosa significhi ‘metodologia’, ‘pacchetto di lavoro’, ‘ deliverable’, ‘milestone’, ma di comprendere se questi concetti possano essere realmente applicati.

Un modello standard di ricerca

Alla base dei formulari più comuni sta l’idea che una ricerca scientifica segua dei metodi e adotti delle tecniche codificate e condivise da tutta la comunità di riferimento (metodologia). Applicare queste tecniche significa mettere in atto una serie di attività (pacchetti di lavoro) , distinte tra loro, con un inizio e una fine (rappresentabili in un diagramma di Gantt), che portano ad un risultato concreto (deliverable). Negli snodi principali tra una attività e l’altra si pongono di momenti critici (milestone), in cui si devono prendere delle decisioni (posso continuare? in che direzione?).

Questa idea si adatta molto bene a quegli ambiti di ricerca in cui si lavora necessariamente in gruppi, dove la dimensione inter-soggettiva è molto forte. In quei casi è necessario un modus operandi che sia chiaro per tutti, fissare le cose da fare e le scadenze, arrivare a produrre qualcosa che possa essere consegnati ad altri perché continuino il lavoro secondo il programma. È anche fondamentale pensare a momenti in cui, collettivamente, si valuta quanto fatto e si decide come proseguire.

Le peculiarità delle discipline umanistiche

Molte discipline umanistiche si discostano da questo modello standard di ricerca scientifica.

Non sempre esiste un ventaglio di metodo tra i quali scegliere. Al più si potrà fare riferimento ad approcci in senso lato, a concetti-chiave introdotti da scuole e tradizioni precedenti. Talvolta si dovrà persino costruirsi da soli i propri strumenti concettuali per affrontare un tema.

In ogni caso, tali approcci o tali concetti non descrivono un set di attività, né indicano una bozza di programma (con tempistiche) da adottare. Tanto meno suggeriscono cosa di concreto ciascun fase darà come frutto.

Nella maggior parte delle discipline umanistiche il lavoro è fatto a livello individuale. Non c’è nessun al quale io debba consegnare qualcosa, con il quale debba concordare tempistiche e modalità di lavoro.

Non solo. La maggior parte del lavoro è fatto sottotraccia, è invisibile ad un osservatore esterno. Se seguissimo un filosofo o una storica, li vedremmo consultare testi, leggere volumi, annotare propri pensieri o poco più, Ma cosa conduce dalla lettura di quei testi allo sviluppo dell’idea? Dove avviene l’alchimia.

E rimanendo sui testi, che sono lo strumento principe in quei settori, noteremo che vagano da libro a libro, senza un percorso prestabilito se non a grandi linee, sospinti da una citazione ad un’altra opera, da un riferimento ad un altro autore.

Ripensare i formulari

E allora, bisognerebbe chiedersi se i formulari siano adatti anche per questi ambiti di ricerca. Dovremmo domandarci se la loro griglia non sia troppo rigida per far emergere quello che conta in certe discipline.