Quali scenari per la Brexit?

The voti ci distanziano (?) dalla Brexit. Quali scenari si aprono per la partecipazione del Regno Unito a Horizon 2020

A partire da domani il parlamento britannico è chiamato a votare sulla proposta di accordo per la Brexit (martedì 12 marzo), sull’eventuale uscita dall’Unione europea senza accordi (mercoledì 13) e sulla eventuale proroga per la Brexit (giovedì 14 marzo).

Tre diversi scenari che hanno impatti diversi sulla partecipazione britannica ai programmi di finanziamento comunitari, compreso Horizon 2020.

Primo scenario: Il Regno Unito approva l’accordo

Già una volta il parlamento inglese si è espresso contro l’accordo trovato da Theresa May e Michel Barnier il 14 novembre 2018 e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il 19 febbraio 2019, dopo l’approvazione del Consiglio del 5 dicembre 2018.

L’accordo prevede un periodo di transizione fino alla fine del 2020, in cui Regno Unito e EU mantengono i propri impegni presi precedentemente, quindi anche il finanziamento britannico ai diversi programmi comunitari (Articolo 135). Ciò permetterebbe a enti e cittadini del Regno Unito di continuare a partecipare ai progetti già finanziati e a partecipare a proposte progettuali anche dopo il 29 marzo come se il Regno UNito fosse uno Stato membro dell’Unione europea (Articolo 137).

Già il 15 gennaio scorso il parlamento inglese si è espresso contro l’accordo e domani sapremo se questa confermerà questa volontà.

Secondo scenario: Brexit senza accordo

Se l’accordo non passa, il parlamento del Regno Unito dovrebbe votare se uscire dall’Unione europea senza accordo oppure no, qualunque cosa significhi questa seconda alternativa.

È  un’ipotesi che il governo inglese ha preso in considerazione, come si vede da questo sito. In breve, gli effetti sarebbero i seguenti: il Regno Unito diventa automaticamente un paese terzo non associato e gli enti e persone che vi risiedo perdono immediatamente l’ammissibilità ai finanziamenti comunitari.

All’intero di Horizon 2020, università, centri di ricerca, imprese e tutti gli altri enti non potranno più partecipare alle Azioni Marie Sklodowska-Curie, European Research Council e SME instrument come enti beneficiari.

Tali enti potranno continuare a essere partner non beneficiari di proposte collaborative (azioni RIA, IA, CSA), ma non concorreranno a soddisfare il criterio di eligibilità del partenariato e non riceveranno contributi dall’Unione europea, ma dovranno individuare proprie fonti di finanziamento.

Per far fronte a quest’ultimo punto, il governo britannico ha già definito due meccanismi.

L’Underwrite Guarantee  (annunciato già nell’agosto 2016) è pensato per i progetti approvati presentati prima della Brexit e costituisce una garanzia per gli enti britannici che dal 30 marzo perderanno l’eligibilità al finanziamento europeo.

Il Post EU Exit extension to the guarantee (annunciato il 28 luglio 2018) è invece pensato per le proposte presentate dopo la Brexit e si basa sulla possibilità che un ente del regno Unito possa partecipare alle proposte senza chiedere un contributo all’Unione europea.

Purtroppo molti dettagli restano da chiarire: il governo sta cercando di concordare con la Commissione europea (“The government is seeking discussions with the European Commission to agree to…”) i dettagli sui destini delle proposte che non soddisfano più il requisito minimo per il partenariato (per proposte presentate sia prima che dopo la Brexit) e sulla partecipazione del Regno Unito come paese terzo non associato.

Si tenga conto del fatto che tutte le indicazioni sono affidate ad un documento dell’11 dicembre 2018. Molte cose sono avvenute nel frattempo e quello che all’epoca sembrava probabile (l’accordo con l’Unione europea) sembra oggi piuttosto incerto.

Terzo scenario: Richiesta di proroga della Brexit

Se anche l’uscita dell’Unione europea senza accordo dovesse essere bocciata, il parlamento potrebbe votare di chiedere una dilazione per la Brexit. (In realtà la richiesta di più tempo potrebbe avvenire anche se l’accordo di Theresa May venisse approvato, per poter avere un po’ di tempo in più per mettere a punto i dettagli).

In questa ipotesi, bisogna innanzi tutto vedere se l’Unione europea sarà disposta a concedere questa proroga e per quanto tempo.

Se sì, si tratta di capire se tale proroga sarà usata per trovare un nuovo accordo, diverso da quello firmato da May e Barnier, oppure per indire un nuovo referendum sulla Brexit, con la possibilità che il Regno Unito decida di non uscire dall’Unione europea.

Se la Brexit venisse riconfermata dal referendum, si tornerebbe di nuovo da capo con la ricerca di un nuovo accordo oppure l’uscita senza accordo o, persino, l’uscita sulla base dell’accordo May-Barnier.

Se invece il referndum dovesse dare ragione a chi vuole restare nell’Unione europea, la Corte di giustizia europea ha sentenziato il 10 dicembre 2018 che la Brexit può essere revocata in maniera unilaterale dal governo britannico.

In breve, tutte le opzioni sono aperte e possibili in questo terzo scenario.

Una mappa per orientarsi

Vi siete persi nella sequenza di ipotesi e contro-ipotesi? Forse questa infografica del Guardian, può aiutarvi ad orientarvi.

Tre voti al parlamento ci distanziano dalla Brexit
Infografica del The Guardian sul percorso verso la Brexit (pubblicato lo scorso 8 marzo 2019).

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Per approfondimenti

Guidance “Horizon 2020 funding if there’s no Brexit deal” del governo britannico (23/8/2018)

Policy paper “UK participation in Horizon 2020: UK government overview” del governo britannico (ultimo aggiornamento 11/12/2018)

Brexit negotiations: sito web della Commissione europea