Brexit e Horizon 2020: quali effetti per le prossime proposte?

Quali effetti potrebbe avere la Brexit sulle proposte di Horizon 2020 in preparazione? Un breve riassunto della situazione ad oggi e alcune considerazioni per chi sta partecipando ai nuovi bandi

In questi giorni sono stato impegnato a presentare i nuovi bandi 2018 e 2019 di Horizon 2020 e in tutte le occasioni mi è stata posta una domanda: considerata la Brexit, qual è la situazione del Regno Unito per i prossimi bandi? Quale approccio dobbiamo adottare? Cerco qui di dare una risposta, consapevole che la questione è ancora aperta e più complessa di quanto sembri in apparenza.

Prima di iniziare vi consiglio comunque la lettura dell’articolo “Dopo Brexit: il futuro del Regno Unito nel Programma quadro” di Mattia Ceracchi, Liaison Office di APRE sull’ultimo APREmagazine di ottobre, che offre molte informazioni.

Un’opera di Bansky ispirata al voto sulla Brexit apparsa a Dover nel maggio 2017

Un occhio al calendario, prima e dopo la Brexit

La data della Brexit è ormai nota a tutti: il venerdì 29 marzo 2019 ore 24:00 (ora di Bruxelles). Theresa May ha confermato di volere procedere secondo l’esito referendario britannico e di farlo entro la scadenza prevista dall’Articolo 50 del Trattato dell’Unione europea, senza chiedere proroghe per i negoziati.

L’Unione europea ha pubblicato il 27 ottobre 2017 i programmi di lavoro di Horizon 2020 per l’ultimo triennio e lanciato i primi bandi, indicando priorità, scadenze e dotazione finanziaria per il 2018 e il 2019.

Quindi quando arriverà la Brexit alcuni progetti saranno già partiti, altri saranno in fase di negoziazione, altri ancora in valutazione, ma ci saranno anche bandi ancora aperti e persino alcuni bandi non ancora pubblicati (certamente quelli del 2020). Nella figura qui sotto mostro solo alcuni esempi.

Alcuni bandi di Horizon 2020 e la fase del ciclo di progetto in cui cade la Brexit

Cosa cambia con la Brexit secondo la Commissione europea

Il Regno Unito resta fino a al 29 marzo 2019 uno Stato membro dell’Unione europea e può accedere ai finanziamenti di Horizon 2020. Dopo quella data — a meno di accordi diversi — il Regno Unito diventerà paese terzo non associato a Horizon 2020. Ciò significa che a partire da quella data gli enti britannici non potranno ricevere finanziamenti dall’Unione europea.

Su questo punto la Commissione si è espressa chiaramente con una nota del 6 ottobre 2017 sul Participant Portal.

For British applicants: Please note that until the UK leaves the EU, EU law continues to apply to and within the UK, when it comes to rights and obligations; this includes the eligibility of UK legal entities to fully participate and receive funding in Horizon 2020 actions. Please be aware however that the eligibility criteria must be complied with for the entire duration of the grant. If the United Kingdom withdraws from the EU during the grant period without concluding an agreement with the EU ensuring in particular that British applicants continue to be eligible, you will cease to be eligible to receive EU funding (while continuing, where possible, to participate) or be required to leave the project on the basis of Article 50 of the grant agreement.

— Commissione europea, “News for British applicants to Horizon 2020” (6/10/2017), p.8 (miei grassetti)

La nota afferma innazi tutto un principio di base: i criteri di eligibilità devono essere soddisfatti per tutta la durata del progetto.

Data questa premessa,  se il Regno Unito vuole rimanere poter accedere ai finanziamenti deve trovare un accordo con l’Unione Europea. Questa affermazione sembra essere una risposta indiretta alla posizione espressa dal governo inglese del 6 settembre, in cui si diceva di voler trovare un accordo “inedito” per assicurare la collaborazione nell’ambito della ricerca.

Given the UK’s unique relationship with European science and innovation, the UK would also like to explore forging a more ambitious and close partnership with the EU than any yet agreed between the EU and a non-EU country.

— UK Department for Exiting the European Union, “Collaboration on science and innovation. A future partnership paper” (6/9/2017), pag.

Se nessun accordo viene trovato entro il 29 marzo 2019, restano due possibilità, come ricorda la Commissione:

  1. il partner inglese rimane all’interno del progetto come partner non beneficiario, ovviamente a condizione che l’ente britannico sia in grado di assicurarsi le risorse economiche necessarie;
  2. il capofila attiva le procedure per sostituire il partner britannico con un nuovo partner o per redistribuire all’interno del partenariato i compiti assegnati originariamente a quello.

L’impegno del governo inglese

Il governo inglese ha già confermato — nel documento citato più sopra e anche più recentemente, dopo la nota della Commissione — di voler continuare a sostenere finanziariamente gli enti britannici anche dopo la Brexit, ossia intende seguire la prima opzione.

the Government has committed to underwrite bids for Horizon 2020 projects submitted while the UK is still a member of the EU

— UK Department for Exiting the European Union, “Collaboration on science and innovation. A future partnership paper” (6/9/2017), pag. 11

Ciò vuol dire che sia nel caso di progetti già in corso, sia per quelli in fase di negoziazione e anche per quelli che sono stati presentati e sono ancora in attesa dell’esito della valutazione, l’Unione europea smetterà di erogare il finanziamento agli enti britannici e subentrerà il governo britannico.

Questa soluzione dovrebbe quindi risolvere la maggior parte dei casi.

Tuttavia ci sono casi in cui la Brexit potrebbe avere effetti maggiori, non sempre negativi per fortuna. In un prossimo post proverò a mostrarne alcuni.